“Invisibili”, fuori ora su YouTube: il nuovo videoclip della band NoIndex che esplora le tematiche del post-umano
Il videoclip riferente al primo singolo della band musicale, la quale si pone l’obiettivo di fare riecheggiare un profondo messaggio sociale che incoraggia alla resilienza i giovani che, purtroppo, rischiano costantemente di ritrovarsi in un mondo deumanizzato che li pone ai suoi margini
Un futuro distopico in cui la condizione di umanità di tutti i viventi in pericolo, così come la loro libertà di pensiero, d’azione e d’espressione dei sentimenti: è solo l’uomo residuale a resistere e per questo è monitorato ed è inteso come una minaccia. Di questo tratta “Invisibili”, il videoclip della band musicale NoIndex, che dal 29 settembre è fuori ora su YouTube. La band musicale è stata fondata nel 2022 dal cantautore Francesco Paolo Somma e dal bassista Cris Pellecchia con la collaborazione di Gianfranco Balzano come producer e live producer. Il sodalizio artistico tra Somma e Pellecchia è nato sul palco del teatro Ariston durante il Festival della canzone italiana, nel Sanremo Rock&Trend 2022 come finalisti della regione Campania. Il videoclip si rifà al loro primo singolo lanciato il 20 Giugno 2024, il cui titolo è il medesimo e le cui parole riflettono la sensazione d’impotenza degli “uomini residuali” di fronte a un mondo che li ignora. La sonorità del brano evoca l’emarginazione e la solitudine, con parole che metaforicamente si scontrano come grandine contro la cenere, rimandando simbolicamente gli ascoltatori verso il conflitto interiore e la conseguente lotta al fine di restare visibili agli occhi di una società cieca che tende a relegare ai margini. La band, scrivendo e dirigendo tale videoclip, ha cercato di regalare anche visivamente al suo pubblico le emozioni ed i messaggi che ha lanciato già sonoramente, dando vita ad una potente riflessione di amplio respiro sulla libertà dell’individuo, sull’identità e sul senso di oppressione che si avverte in un’atmosfera di controllo totalitario.Le riprese sono state ambientate in un futuro distopico, datate nel lontano anno 3024.
A governare sovranamente il mondo vi è “Ataraxia”, un’intelligenza artificiale che ha generato un chip rivoluzionario, capace di separare l’umanità dai suoi sentimenti, dai suoi impulsi e dalla sua coscienza, perseguendo l’obiettivo di raggiungere uno stato di totale deumanizzazione. Questo processo, conosciuto sotto il nome di “Programma Ataraxia”, mira a trasformare gli esseri umani in entità controllate, totalmente scevre di libero arbitrio. Migliaia di individui, nonostante le premesse, sono riusciti a sfuggire al controllo, mantenendo integra la loro umanità e libertà di pensiero. Si tratta degli umani “residuali”, i quali sono reputati come una minaccia dal sistema e che, per tale motivo, sono costantemente monitorati.
“Ci auguriamo che possa trasmettere agli ascoltatori le emozioni che abbiamo provato noi in questo processo creativo – hanno dichiarato i componenti della band, specificando le intenzioni del loro progetto musicale – Sia nel video che nei nostri brani abbiamo cercato d’inglobare dei momenti e degli stati d’animo della nostra vita vissuta mediante la testimonianza dell’uomo residuale, il quale cerca, con tutte le forze, di custodire e preservare le sue vulnerabilità da una realtà distopica. Ciò rappresenta lo sforzo che non solo noi bensì tutti dovremmo compiere ogni giorno della nostra vita”. Sono riflessioni e confessioni che fanno comprendere quanto sia personale e sinceramente sentito il loro progetto, cercando così d’instaurare con il pubblico una configurazione psichica ed avviando una condivisione di consapevolezze e ragionamenti. Un videoclip che s’impregna di una denuncia sociale profonda, la quale cerca di risvegliare le coscienze: “La frenesia con la quale ormai viviamo ci sta spingendo sempre di più a considerare le nostre emozioni e la nostra intimità come semplici accessori della nostra esistenza, a volte quasi come degli incidenti di percorso, messi in secondo piano dai doveri e dagli impegni di tutti i giorni – hanno continuato a spiegare – Non dedichiamo più tempo a conoscere noi stessi, a comprendere i motivi delle azioni che compiamo quotidianamente, in quanto assuefatti dalle distrazioni dei nostri smartphone e dalla nostra routine quotidiana – ed hanno poi concluso – Ciò che vogliamo trasmettere c’è questa urgenza di preservare la nostra umanità e le nostre emozioni, di comprendere i perché e i come della loro nascita, per diventare più consapevoli del proprio posto nel mondo”.