Relazione finale sui restauri dell’aula consiliare a Vietri sul Mare.

Relazione finale sui restauri dell’aula consiliare a Vietri sul Mare.

Il restauro delle decorazioni pittoriche  dell’ala consiliare del Comune di Vietri sul Mare presentava due problemi ben distinti: quello  riguardante la volta a padiglione e quello relativo alle pareti sottostanti.

La volta a padiglione con una struttura incannucciata, subì un crollo alla fine degli anni 70 dovuta alla manomissione del suo estradosso durante i lavori condominiali eseguiti al piano superiore. Da quanto abbiam

o potuto inferire in via indiziaria mancando totalmente una documentazione dell’evento, durante il rifacimento del solaio estradossale a cui era agganciata la volta,  fu sganciata la catena che reggeva il pesantissimo lampadario di ferro, che trascino a terra l’intera porzione centrale della volta.

Il rimedio scelto per sopperire a quel danno, fu quello di tappare il grande buco centrale con dei pannelli di cartongesso ancorandoli a una struttura di legno a sua volta strettamente collegata alla struttura di legno originario. Il buco vero e proprio fu colmato  con pannelli di cartongesso lasciati di colore bianco.

Questo assetto della volta è rimasto tale dal 1980 al settembre del 2020 quando è iniziato il lavoro di restauro . L’intervento sulla volta è consistito principalmente nella decorazione della parte centrale con un disegno che richiama e collega le decorazioni originali ma non le porta a completa finitura, l’intento come in ogni restauro scientifico è stato quello di abbassare la grande lacuna agli occhi di chi guarda in maniera da ricostituire l’integrità dell’intera volta ma lasciare comunque visibile, ad una osservazione più attenta, la differenza tra la lacuna reintegrata e la porzione di volta originaria.

Propedeutico a questo lavoro è stato il consolidamento dei fianchi della volta con iniezioni di  miscela acrilica per rendere più compatta la struttura originaria e il consolidamento dell’intonaco attraverso la stuccatura con malta di calce e grassello delle numerosissime crepe e fratture che si erano aperte durante il crollo o nei mesi immediatamente successivi quando la volta aveva trovato un nuovo assetto. In molti punti è stato necessario consolidare i sollevamenti delle scaglie di pellicola pittorica con stiraggi di carta imbevuta a pennello con resina acrilica disciolta in alcool ( Acrilmat)

La pulitura delle  decorazioni è stata effettuata con pennelli e spugne umide e infine la reintegrazione sia delle tante crepe stuccate, che delle abrasioni, è stata eseguita con colori ad acquarello.

Le pareti dipinte.

 Tutt’altri problemi avevano le pareti della sala consiliare. Tutte e quattro le pareti presentavano dal pavimento fino all’altezza  di 1,20 m. una striscia nera compatta qualificatasi ai primi saggi come una tintura industriale. Su questa alta zoccolatura erano stati fatti in precedenza saggi di restauro da parte di restauratori ignoti che non avevano rinvenuto alcuna decorazione sottostante e pertanto si riteneva che non fosse possibile recuperare alcuna decorazione.

Dalla fascia scura alla cornice di legno dorata  all’imposta della volta, si percepiva una situazione delle pareti estremamente confusa. Nella parte più superficiale delle pareti si osservava uno strato di carta da parati rimosso solo un decennio fa e rimasto molto frammentario. Al di sotto della carta da parati si intravvedevano  vari strati di tinteggiatura a tempera che coprivano lacerti decorazioni pittoriche la cui natura e il cui stato di conservazione , perfino l’entità della permanenza, non era intuibile allo stato dei fatti. Come molto spesso accade nei restauri complessi  il progetto di restauro si è andato delineando nella sua specificità  solo dopo l’avvio dei lavori. La rimozione della carta da parati e dei vari strati di tinteggiatura è stata eseguita a bisturi inumidendo precedentemente gli strati con tamponature di acqua e alcol o rapide nebulizzazioni manuali sempre di acqua e alcol. Queste tamponature dovevano essere molto contenute poiché  un eccesso di liquidò

 rischiava di mettere a repentaglio la permanenza delle pitture sottostanti. Dopo aver rimosso questi primi strati di carta da parata e di tinteggiature, cominciava a intravedersi una decorazione pittorica la cui tecnica esecutiva era molto dubbia. In alcuni punti questa pittura sembrava eseguita con una tempera a colla organica  e offriva una certa resistenza all’acqua e all’alcool, ma in altri punti questa decorazione era talmente fragile da non sopportare nessun tipo di solvente accompagnato all’azione del bisturi.  La pulitura dunque doveva procedere alternando consolidamenti superficiali della pellicola pittorica con impregnazioni di Acrilmat (un consolidante molto leggero e penetrante disciolto in alcool) e successivi approfondimenti della pulitura . Solo dopo molto tempo dall’inizio delle pulitura e dei consolidamenti è stato chiaro il tipo di decorazione che avevamo di fronte.

A questo punto però emergeva dall’analisi attenta delle decorazioni che al di sotto del primo strato recuperato esisteva uno strato sottostante risalente ad un’epoca più antica. 

La scelta di rimuovere lo strato più recente non era scontata tuttavia è stata una scelta inevitabile dal momento in cui si sono eseguiti dei saggi di approfondimento e recupero delle decorazioni nella fascia sottostante. Questa ampia zoccolatura scura che sembrava  aver preso il posto delle vecchie decorazioni, è stata rimossa con una tecnica molto complessa messa a punto appositamente  in cantiere dopo numerosi tests condotti con i più svariati metodi di intervento .Alla fine è stata trovata una metodologia di intervento che ha permesso di recuperare quasi integralmente ciò che sembrava essere definitivamente sparito. Il primo strato di pittura industriale è stato rimosso con l’aiuto di un phoen e di bisturi a lama molto larga. Al di sotto di questo strato di pittura sintetica si presentava uno strato di pittura più antica risalente probabilmente agli anni 50 che è stato rimosso con l’applicazione di uno sverniciatore ad acqua applicato a pennello e rimosso con tamponi di cotone idrofilo impregnati di acetone. Al di sotto di questo strato si ritrovava una compatta dipintura oleosa  databile

presumibilmente alla fine dell’ottocento, che rappresentava un fondo bruno con delle screziature verdi che probabilmente volevano imitare delle incrostazioni di sottomarmi pregiati. Al di sotto di questo terzo strato oleoso si rinveniva però la decorazione più antica che senza soluzione di continuità proseguiva nel  primo strato decorativo delle pareti. Non c’era dubbio dunque che per dare omogeneità e leggibilità alle decorazioni della stanza bisognasse scegliere di mettere in luce la fase rinvenuta al di sotto della zoccolatura. In caso contrario avremmo avuto la paradossale contemporaneità di una zoccolatura con decorazioni più antiche interrotta da una decorazione più moderna di cui non si sarebbe comunque potuta leggere ne la coerenza ne l’unità visiva.

La liberazione dell’ultima ridipintura oleosa che occultava le antiche decorazioni (tardo  XVII-XVIII sec.?) è stata possibile grazie all’utilizzo di un gel basico applicato a pennello e fatto agire per una decina di minuti con pennellature e poi rimosso con tamponi impregnati di acetone ed  alcol. Con questa procedura si è potuta recuperare tutta la fascia inferiore delle decorazioni parietali.

È stato deciso in accordo con il direttore dei lavori architetto Diego Guarino e i due funzionari di Soprintendenza che seguivano il lavoro Dottoressa Rosa Carafa e Lina Sabino di procedere alla rimozione dello strato di decorazione più recente dalle pareti per mettere in luce lo strato più antico. Questo strato più recente era costituito  essenzialmente da vistosi festoni floreali e drappeggi verdi che coprivano il raffinato gioco di grottesche e vasi colmi di fiori che fiancheggiavano le figure centrali delle pareti rivelatesi allegorie delle stagioni. In alcuni punti come le sopraporte e le captate angolari le decorazioni originarie si trovavano sotto un compatto strato di finti vetri molto accuratamente realizzati.

 La rimozione di questo strato pittorico che occultava la prima fase delle decorazioni ( fatta eccezione per le figure monocrome centrali, ripassate nei contorni da uno strato rosato con una consistenza di tempera a calce)  è stata naturalmente molto difficile dal momento che la sua consistenza era quasi identica allo strato sottostante e quindi separare i due strati meccanicamente è stato oltre modo difficile. Sempre d’accordo con i consulenti e la direzione lavori è stata lasciata una porzione delle ridipinture più recenti in corrispondenza della conchiglia centrale della parete sud della sala. La ridipintura lasciata in situ documenta credibilmente uno dei passaggi di proprietà del palazzo perché raffigura in maniera stilizzata lo stemma d’Avossa che si può vedere anche scolpito nel portone di ingresso al palazzo. Come risulta da alcuni documenti il passaggio d proprietà avviene intorno al 1740  ed è sembrato necessario lasciare una traccia  materiale delle vicende storiche del palazzo . Ultimata la pulitura l’intera decorazione è stata consolidata con impregnazione di resina acrilica disciolta in alcool e stuccata con malta di grassello e calce in tutte le numerose discontinuità e lacune che presentavano le pareti oggetto durante i tempi più recenti di un vero e proprio devastante vandalismo con l’apertura di tracce di ogni tipo. Riportata ad uno stato di ordine superficiale con la reintegrazione della materia superficiale, la decorazione è stata reintegrata con colori acquerello avendo particolarmente cura di  mantenere però il delicato equilibrio delle decorazioni frammentarie e abbassate le lacune in qualche caso a tratteggio ed in altri sottotono. Una sorpresa a sé stante è stata costituita dal recupero delle decorazioni pittoriche sulle porte che si aprono sulla sala sulle imposte e sugli imbotti. Un recupero che è stato possibile  qui utilizzando la stessa tecnica che è stata utilizzata per pulire la zoccolatura della sala. Sono state recuperate decorazioni risalenti ad epoca diverse, una più antica di carattere esotico che sembra datarsi a fine settecento quando la cineseria diventa di gran moda in tutta Europa e l’altra più recente con decorazioni floreali che sembrano vicini all’Art déco. Anche sulle porte è stato fatto un lavoro di reintegrazione molto delicata per non mortificare il testo originale che in molti puti risulta estremamente frammentario ma pure si apprezza a pieno nella sua unità virtuale.

La sala di ingresso.

Durante i lavori di restauro è stato inevitabile ampliare la conoscenza dello stato di conservazione delle superfici murarie anche alle sale adiacenti la sala principale. I saggi condotti in queste sale hanno rivelato che esse sono tutte decorate, nella parte alta, con affreschi risalenti credibilmente alla fase più antica delle decorazioni della sala consiliare. Per motivi di razionalità progettuale è stato scelto di rimettere in luce le decorazioni sulla fascia alta delle pareti della sala d’ingresso rimandando ad un futuro progetto il recupero delle altre sale del piano nobile del palazzo.

Le procedure utilizzate in questa sala d’ingresso sono le stesse utilizzate per il recupero dei dipinti della parete alta della sala consiliare. Anche qui il primo strato che si presentava era uno strato di carta da parati sotto il quale c’erano alcuni strati di pittura e numerosi schizzi di cemento conseguenza del rifacimento del solaio a tavelle e cemento. Un gravissimo danno agli affreschi di questa fascia è stata arrecato dai buchi per alloggiare tubi di ogni genere e natura che hanno mutilato in moltissimi punti le decorazioni. Anche qui  dopo la pulitura è stato  fatto  un paziente lavoro di consolidamento della pellicola pittorica e degli intonaci, di stuccatura delle tantissime lacune e infine di reintegrazione ad acquarello con un criterio di sottotono per permettere di leggere la natura delle decorazioni originali senza doverle alterare.

Andrea Pellegrino

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