SALERNO CLASSICA Fondazione Carisal IncontriAMO la Musica San Michele in Musica

SALERNO CLASSICA

Fondazione Carisal

IncontriAMO la Musica

San Michele in Musica

Incontri tra musica, arte e gusto

Salerno 11 settembre-11ottobre 

Complesso di San Michele Sala del Cenacolo

Salerno, venerdì 4 ottobre, ore 19,30 – biglietto PostoRiservato  euro 12 + Diritti.  Info.: cell.:+39 3928435584 – salernoclassica@gmail.com Cena “A tavola con Puccini”: Dopo-concerto al Circolo Canottieri Irno  Euro 35 a persona. Abbonamento a due cene Euro 60 a persona da saldare alla prima serata. Prenotazioni: slowfoodsalerno@gmail.com +393356686137  Tel.:089254125

Caffè concerto e cena in casa Puccini

Concerto Italiano tra fine Ottocento e primo Novecento con Giulia Lepore, Paolo Scibilia e la Belle Époque Salon Orchestra, ospiti, venerdì 4 ottobre di Salerno Classica. Serata in due  momenti alle 19,30 récital al Complesso di San Michele, a seguire dopo-spettacolo al Circolo Canottieri Irno col menù dedicato al compositore lucchese

Giro di boa, venerdì 4 ottobre, per la rassegna “San Michele in musica”, cinque incontri tra musica, arte e gusto, nata dalla consolidata sinergia tra Salerno Classica e la Fondazione Carisal che accompagna da tempo le attività culturali dell’associazione
Gestione Musica di Francesco D’Arcangelo, nel suo progetto sovvenzionato dal MIC e regione Campania legge 6. Il 4 ottobre, alle ore 19,30 sarà la giovane e splendida voce del soprano Giulia Lepore con l’Ensemble “Belle Époque Salon Orchestra” con il Maestro Paolo Scibilia in doppia veste di pianista e direttore, ad offrire al pubblico l’Omaggio a
Puccini, allargato a ciò che si eseguiva nei cafè chantant d’inizio Novecento frequentati dal genio toscano, evocando anche la grande amicizia con Tosti, ed eseguendo pagine poco conosciute di Buzzi, Peccia, Poldini, Billi, Graziani, Arditi, Gounod e Lehár, prima di ritrovarsi a tavola, presso il circolo Canottieri Irno per un menù particolare dedicato a Giacomo Puccini. La formazione, composta da Armand Priftuli e Domenico Mancino al violino, Vladimir Kocaqi al violoncello, Francesco Abate al clarinetto e Ottavio Gaudiano al contrabbasso, con Paolo Scibilia al pianoforte conduttore, un concerto, questo, che rimanda, nel nome e nella vocazione, a quel clima belle époque che vide fiorire in tutta Europa cafés-chantants, saloni per le feste e music-halls. Il repertorio musicale che vi si ascoltava era quello delle chansons, delle romanze e delle canzoni, dei brani d’operetta italiana e viennese, tanto amati dalla borghesia elegante anche di quella
Salerno, splendida provinciale, una città a misura d’uomo, agli albori del XX secolo ove sui pavimenti dei circoli, qui il casinò sociale, su cui si inanellavano valzer e le mazurke alle soglie della I guerra mondiale, e che sulla spiaggia di Santa Teresa aveva uno chalet di legno, poi andato bruciato da cui nacque, l’ora ultracentenario Circolo Canottieri Irno dal dannunziano motto Velis remisque, remis Ventisque, datato 1912. Il programma in cui Giacomo Puccini farà la parte del leone, nel suo centenario celebrativo della scomparsa. Si inizierà con “Un bel dì vedremo…” in versione strumentale, come lo sarà anche il coro a bocca chiusa, da Madama Butterfly, un momento in cui Giacomo Puccini, come suo solito anticipa la tragedia, la prima pagina costruita sulle note della scala del modo Ryo, per chiudere sul tema del ritorno, quindi la nenia cullante, tempo fermo, sospeso, infinito, il suo ingenuo bamboleggiare e incrollabile speranza, fino all’annullamento. Quindi la nenia che protegge il sonno del bambino e la veglia della madre, quel coro a bocca chiusa, che vale come un delicato femmineo sudario. Si passerà, quindi alle vere melodie da Caffè, a cominciare da Lolita di Arturo Buzzi-Peccia, una serenata spagnuola in tempo di bolero, dedicata ad Enrico Caruso, quindi, La poupée valsante di Eda Poldini, una miniatura del compositore ungherese, tratto da Marionettes, una pagina che ebbe l’attenzione di Fritz Kreisler. Finale della prima parte interamente strumentale con la czardas Topsy di Vincenzo Billi e il valzer “Vita Palermitana” di Walter Graziani, pagine dalla fresca invenzione, simboli di un fenomeno di costume, quale la hausmusik e di un prezioso repertorio fornito dai musicisti più vicini agli ambienti aristocratici. Giulia Lepore entrerà in scena dando voce alla Lauretta del Gianni Schicchi Gianni Schicchi dove ad un pianto struggente segue una lunga sghignazzata, con tutta quella possibile monelleria interamente toscana, per “O mio babbino caro” parodia gaglioffa del lamento. Successivamente la Lepore canterà il celebre valzer di Musetta, tratto da un lavoro pianistico, precedentemente preparato da Puccini in occasione dell’inaugurazione di una nave, quindi diventato “Quando men vo”, celebre elogio alla vita frivola, il suo canto sfrontato, in una sequenza dove il trionfo si unisce alla commozione, impagabile saluto alla giovinezza che fugge in Bohéme. Ci trasferiremo, quindi nel mondo dell’operetta con Giulia nelle vesti di Giuditta per ascoltare “Meine Lippen, sie küssen so heiß”, protagonista dell’ultima partitura composta da Franz Lehar, forse la migliore, ove la melodia viene espressa da una linea orchestrale splendida e sontuosa. Quindi, il soprano intonerà la celebre pagina del violinista Luigi Arditi, “Il bacio”. Siamo nel 1859. Si parla di Vittorio Emanuele II e del suo “grido di dolore”. Del mitico John Brown, impiccato a Charleston, del canale di Suez, dell’Aida di Verdi, di Darwin e della sua “Origine della specie per selezione naturale”… e di tante altre situazioni storiche, allorché all’hotel Queen di Manchester, Arditi si siede al pianoforte e lascia scorrere le dita sulla tastiera del pianoforte ascoltando la sua ispirazione. Presente in quel momento c’è la cantante che per prima interpreterà la romanza: Marietta Piccolomini, che restò così entusiasta della romanza che volle memorizzare parole e musica, eseguendola a Brighton dove suscitò clamorosi entusiasmi fra il pubblico. Ed ecco la Juliette di “Je veux vivre” la virtuosistica e celeberrima ariette dall’ opera di Charles Gounod, Roméo et Juliette. Il finale del programma ufficiale sarà dedicato al Francesco Paolo Tosti di ‘A vucchella, del 1903, la scommessa dell’ “immaginifico” Gabriele D’Annunzio seduto ai tavolini del Gran caffè Gambrinus, vinta a spese di Ferdinando Russo che sfidò l’ abruzzese, a scrivere dei versi in lingua napoletana, che aprirà agli omaggi floreali, agli applausi e certamente ai bis. Il dopo-spettacolo verrà consumato al Circolo Canottieri Irno con una cena a cura di Slow Food Salerno, dedicata a Giacomo Puccini (Euro 35 su prenotazione (slowfoodsalerno@gmail.com +393356686137  Tel.:089254125). E’ noto che  dopo anni di fatiche, raggiunta una tranquillità economica, il Maestro si ritrovava con i suoi amici sulle rive del lago di Massaciuccoli a pasteggiare, bere e fare bisboccia fino a tardi. E quindi, dopo l’entrée con il famoso crostino di fegatini alla toscana, vedrà evocata la passione per la caccia di Giacomo, che spaziava a penne e a pelo con i suoi amati cani, setter, la sua preferita era la Lea, con i fucili, la spingarda, ancora in bella mostra nella vetrinetta della sua casa, ora museo, attraverso le pappardelle al ragù di coniglio. Quindi, la passione per i fagioli (quelli di Sorana i suoi preferiti, ancora oggi coltivati nel pistoiese) e l’olio ritorna nella sua ricetta con salvia nel secondo piatto, accompagnati dalle salsicce, quindi, il dolce preferito del Maestro il latte alla portoghese, sorta di crème caramel arricchito dall’aroma delle mandorle, con vin santo, me

ntre al posto del frizzante delle colline lucchesi, ci sarà del buon lambrusco. Prossimo appuntamento: Ultima serata al Complesso San Michele, venerdì 11 ottobre alle ore 19,30, ancora per Romanticismi a Confronto, stavolta tra Ferruccio Busoni e Robert Schumann, con  il pianista Costantino Catena, in dialogo con l’Ensemble Salerno Classica, che eseguirà, il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra, op. 54, un qualcosa a metà tra sinfonia, concerto e grande sonata, una delle opere più dense di Schumann, il tentativo più ardito di fondere in una singola composizione tutte le suggestioni e le ansie espressive che lo assillavano di fronte a una creazione di vaste proporzioni, costretta a confrontarsi con la tradizione classica, preceduto dall’esecuzione del Quartetto n° in Do op.19 di Ferruccio Busoni, di stile ed effetto ben evidente, per poi chiudere la serata negli spazi del Circolo Canottieri con una cena tematica dedicata alle ricette di casa Verdi.

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