
Fondazione Carisal
IncontriAMO la Musica
San Michele in Musica
Incontri tra musica, arte e gusto
Salerno 11settembre-11ottobre
Complesso di San Michele Sala del Cenacolo
Salerno, venerdì 20 settembre, ore 20 – biglietto PostoRiservato euro 12 + Diritti. Info.: cell.:+39 3928435584 – salernoclassica@gmail.com
Salerno Classica: Busoni vs Beethoven

Secondo appuntamento, venerdì 20 settembre, alle ore 20, per l’autunno cameristico nel complesso di San Michele, che vede al fianco del direttore artistico Francesco D’Arcangelo la Fondazione Carisal presieduta Domenico Credendino. Due i solisti il clarinettista Giuseppe Cataldi e il pianista Alessandro Marano, con il quartetto d’archi de’ “I Solisti di Cosenza” Secondo appuntamento, venerdì 20 settembre, alle ore 20, per la rassegna

La serata sarà, poi, chiusa con l’esecuzione del terzo concerto per pianoforte e orchestra op. 37 (trascrizione V. Lachner) in Do Minore, di Ludwig Van Beethoven, in dialogo col quartetto d’archi de’ “I Solisti di Cosenza”, composto da Giovanni Perri e Mirko Marcellini al violino, Asia Termine alla viola e Alessandra Ciniglia al cello, in cui ci accorgeremo che il rapporto tra solista e orchestra è ancora improntato al modello del concerto classico, ma le potenzialità del concerto classico bachiano e mozartiano, basate sull’eleganza, l’equilibrio, il virtuosismo, vengono spinte ai limiti estremi, rivoluzionando la concezione stessa del Concerto, che diviene compiutamente sinfonica. Il primo tema consiste nella semplice scansione ascendente della triade di do minore da parte degli archi nel registro grave e si chiude con l’intervallo ripetuto dominante-tonica. Nella sua incisività e severità il tema ha già un respiro sinfonico: tanto più un tema appare scarno, quasi primordiale (e lo vedremo molto bene nel Beethoven sinfonico, dalla terza alla quinta sinfonia, fino alla monumentale nona, il primo tema delle quali è un motivo musicale di disarmante semplicità), tanto più si presta a poderose elaborazioni sinfoniche. Per tali elaborazioni ancora Beethoven non è del tutto pronto nel terzo concerto, tuttavia il genio di Bonn allontana sempre di più il concerto per solista e orchestra da un certo sotterraneo legame che il concerto del settecento aveva con la scena d’opera: al suo ingresso il solista non ha alcuna intenzione di divagare o preludiare, ma si inserisce deciso dentro una architettura pienamente sinfonica. Al primo tema esposto dagli archi segue una risposta dei fiati ed infine il tema risuona nel registro più luminoso dei violini nella tonalità di mi bemolle maggiore. Dopo un ponte modulante ecco il dolcissimo secondo tema in mi bemolle maggiore che passa dal clarinetto agli archi e infine giunge al flauto modulando in un luminosissimo do maggiore, in un effetto di variazioni cromatiche davvero pregevole. Al ritorno del primo tema segue un dolcissimo ribattuto dei legni che ricorda da vicino il terzo tema del primo tempo dell’Eroica (che verrà composta subito dopo). Una sferzata ironica dei violini riconduce alla drammaticità del primo tema che viene ripreso perentorio dall’orchestra piena. Se nei primi due concerti per pianoforte, e generalmente nei concerti settecenteschi per solista e orchestra, il solista evita spesso al suo ingresso di confrontarsi direttamente con il materiale musicale esposto nell’introduzione orchestrale, e preferisce inserirsi con un disteso recitativo, in questo concerto la prima entrata del solista è poderosa e riprende il primo tema con tutto il peso delle doppie ottave, quasi a voler fronteggiare la potenza orchestrale. Tuttavia il momento di maggior fantasia creativa del primo movimento è la coda: dopo una cadenza insolitamente lunga, l’orchestra rientra con il misterioso intervento del timpano, che ripropone la scansione tonica-dominante, apre un crescendo di inaudita intensità drammatica, dove la potenza dinamica dell’orchestra è dispiegata al massimo.
Il secondo movimento, è un Largo tripartito, è forse il momento di maggiore di valore del concerto. La tonalità di mi maggiore è assai lontana dalla tonalità del primo movimento (do minore), e così il carattere di oasi lirica di questo momento è maggiormente sottolineato. Il pianoforte inizia solo, meditativo, sembra quasi che improvvisi, che distilli pensoso gli accordi in attesa di una direzione. S’insinua dolcissima l’orchestra con un tema acefalo, in levare, che sembra quasi cadere come un velo sopra gli accordi del pianoforte. É uno dei temi più belli di tutta la produzione beethoveniana e la sua bellezza consiste nella tensione verso l’alto della melodia.Tocca ancora una volta al pianoforte avviare il Rondò finale: movimentato e virtuosistico, ma sostanzialmente ancorato ai climi agitati del modo minore, finché l’impennata cadenzale del pianoforte non lascia esplodere il maggiore di una coda ampia e travolgente.
Prossimo appuntamento venerdì 27 settembre, nell’abituale cornice del Complesso di San Michele, alle ore 20, per la serata “Anniversaire” ove il padrone di casa sarà il critico musicale Stefano Valanzuolo, supportato da un quartetto d’archi con pianoforte e con il quale si andranno ad omaggiare i compositori dei quali il 2024 è stato anno celebrativo: Gabriel Fauré con il Quintetto per pianoforte e archi op.89 – III Allegro moderato, Giacomo Puccini con “Crisantemi” per quartetto d’archi, Bedřich Smetana, attraverso il Trio in sol minore per violino, violoncello e pianoforte op.15 – I Moderato assai, Ferruccio Busoni con lo scherzo dal Concerto per pianoforte e quartetto d’archi KV80 ed Henry Mancini con due dei suoi temi più amati, Moon River e The Pink Panther.