Stamane siamo stati, con il nostro percorso di ascolto

Magazzeno tutto e niente

Stamane siamo stati, con il nostro percorso di ascolto “Le cose che abbiamo in Comune” nel centro abitato di Magazzeno. Le persone che abbiamo incontrato ci hanno portato a riflettere a quanto questi spazi fisici si siano tradotti in zone di forte eterogeneità sociale, non più quindi zone di transizione, zone di abitazioni provvisorie per delle persone agganciate al regime della produzione agricola ma veri e propri spazi di stagnazione delle traiettorie di vita.

Un contesto che produce in tre mesi di lavoro grandi mole di utili, tali da permettere per i restanti nove un pacifico e rassegnato letargo; una zona di un km quadrato che esprime un ventaglio di luoghi ricchissimo: dal campo da golf, al ghetto di baracche, dal centro sportivo dove si allena la squadra della Salernitana al centro di accoglienza straordinaria dove venti ragazzi provenienti da Pakistan e Bangladesh sono parcheggiati.

I ragazzi incontrati e con i quali abbiamo parlato, sfruttando il traduttore di Google, ci hanno trasmesso un senso di sereno spaesamento, anche se tutti sono seguiti in un centro quindi con un percorso anche di insegnamento della lingua, di operatori professionali. La figura del migrante resta però sempre in un limbo, a cavallo tra due società, quella ricca e quella povera, il migrante sembra sempre “fuori luogo”, preso nel paradosso di una “doppia assenza”. Una è l’assenza dalla propria patria, l’altra è l’assenza nelle cosiddette “società dell’accoglienza”, nelle quali è incorporato ed escluso allo stesso tempo. 

Intorno a questo brulicante quadro di umanità, a pochi metri da un mare sempre più fisicamente presente, abbiamo visitato la nota discarica alle spalle del centro sportivo Mary Rose di circa 5 ettari con rifiuti speciali di ogni ordine e grado, dalle canne fumarie di amianto alle vernici, agli inerti di cantiere. Mentre rientravamo, a sugellare l’incredibile diversità che occupa questa zona, un gregge di pecore ci è passato accanto. Tutto questo come a volerci ricordare le nostre radici contadine ma soprattutto la bussola di un territorio che non sa più cosa deve essere, intrappolato nel limbo, tra Mogadiscio e Los Angeles con una storia fortemente rurale, oggi affogata dai rifiuti del nuovo mondo.

Restano inalterate le baraccopoli sparse nella zona di via Lago Lucrino come pure le micro e macro discariche presenti lungo di essa. A macchia di leopardo questa situazione si presenta un po’dappertutto sul territorio di magazzeno dove molti edifici fatiscenti si alternano a quelli ristrutturati segno che qualche coraggioso cittadino caparbiamente resiste credendo in un futuro migliore per magazzeno.

La realtà è che passano le amministrazioni e Magazzeno è sempre la stessa nonostante le promesse elettorali.

Noi resteremo in ascolto delle diversità che ancora ci stupiscono, coltivando in noi una sola certezza: questo sistema stritola e schiaccia solo e sempre gli stessi.

Pontecagnano Faiano, 04 marzo 2023  

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