Un esercizio, quest’ultimo, dalle finalità non soltanto didattiche ma anche pedagogiche

Un esercizio, quest’ultimo, dalle finalità non soltanto didattiche ma anche pedagogiche visto che, come sottolineato dalla Prof. ssa Giuliana Del Pozzo,  il Ministero dell’Istruzione ha riscoperto le potenzialità della scrittura in tutte le sue forme, da quella propriamente detta a quella cinematografica, nell’amplificare la repressa espressività emotiva, in particolare, degli adolescenti proprio nel  momento in cui durante il lockdown quest’ultimi, condannati all’isolamento sociale con il conseguente disorientamento per la perdita improvvisa dei loro punti di riferimento, sono diventati prede di attacchi di panico e di ansia se non di veri e propri accessi di ira. Tutto ciò non meraviglia dal momento che la scrittura risponde a un bisogno vitale come il respirare, anzi, è un surrogato della vita, una stanza di compensazione, cioè un luogo ideale in cui ricreare ciò che si vive nella vita reale: non a caso, a chi le chiedeva perché scrivesse la poetessa e scrittrice Toni Morrison, prima afroamericana a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, seraficamente rispondeva  “altrimenti avrei una sola vita”;  un’esistenza, oltretutto, in cui spesso si sperimenta la straniante sensazione di non essere pienamente gli artefici del nostro destino. E proprio in questa necessità di illudersi per il tramite della scrittura di potersi liberare dal giogo oppressivo di un destino già scritto e quindi immodificabile risiede, secondo gli esperti, la radice della creatività: nell’ebbrezza di poter emulare Dio, insomma, decidendo la dinamica caratteriale dei protagonisti, l’evoluzione della trama, il finale della propria creazione, consiste, in ultima analisi, il fascino segreto e irresistibile della scrittura, ed è anche il motivo per cui gli artisti sono tutti invariabilmente un po’ narcisisti e quindi inaffidabili, mentre nella vita reale il percorso di ognuno di noi è segnato anche e soprattutto sulle scelte degli altri su cui, va da sé, non abbiamo alcun potere.

L’astrofisico Stephen Hawking sosteneva che “l’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento”. Deficit che non può assolutamente essere imputato agli studenti del Laboratorio del Prof. Giordano che, animati più dalla volontà di lasciare una testimonianza delle difficoltà dei loro coetanei durante il lockdown che da velleità artistiche, si sono perfettamente calati nel nuovo ruolo di attori del cortometraggio “Frames-Vivere d’istanti”.

Un esordio, dunque, che promette bene e se sarà l’incipit di una fulgida carriera per alcuni di loro, solo il tempo lo dirà; nel frattempo “Frames-Vivere d’istanti” conferma come il cortometraggio, snobbato fino a qualche tempo fa, possa rivaleggiare in termini di artisticità con il lungometraggio visto che occorre una grande padronanza della grammatica e della sintassi filmiche per imbastire una storia che riesca a veicolare il proprio messaggio e a ben caratterizzarne i protagonisti in pochi minuti e quindi non avendo a disposizione la durata standard di un lungometraggio. Un supremo fiore del variopinto giardino della Settima Arte.

VALENTINA SORIA – LUIGI PASQUARIELLO

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