Teatro Giuseppe Verdi

Teatro Giuseppe Verdi

Martedì 15 marzo ore 20.00

Giovanni Sollima, violoncello solista e direttore

 Orchestra giovanile Luigi Cherubini

Domenica 27 marzo ore 18.00

LA CAMBIALE DI MATRIMONIO

Musica di Gioachino Rossini

RASSEGNA

 “ BENEDETTA PRIMA…VERA !!!”

 IL TEATRO GIUSEPPE VERDI

ALLA CHIESA DI SAN GIORGIO

Concerti  del Teatro Verdi alla Chiesa di San Giorgio – Via Duomo,  Salerno –

   INGRESSO GRATUITO

Sabato 7 maggio ore 20.00

Raffaella Cardaropoli, violoncello

Daniel Oren, direttore

Orchestra Filarmonica Giuseppe Verdi di Salerno

Sabato 14 maggio ore 20.00

I Solisti Veneti

Giuliano Carella, direttore

Sabato 21 maggio ore 20.00

Quartetto Prometeo

Sabato 28 maggio ore 20.00

Salome Jordania, pianoforte

Daniel Oren, direttore

Orchestra Filarmonica Giuseppe Verdi di Salerno

Sabato 4 giugno  ore 20.00

Pavel Haas Quartet

Martedì 15 marzo ore 20.00 – Teatro Verdi di Salerno

Giovanni Sollima, violoncello solista e direttore

 Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

PROGRAMMA

Gaetano Ciandelli, Concerto per Violoncello revisione di G. Sollima

Giovanni Sollima, Fecit Neap 17

Franz Joseph Haydn, Concerto n. 2 per violoncello e orchestra in re maggiore Hob. VIIb: 2

Giovanni Sollima, violoncello

Giovanni Sollima è un violoncellista di fama internazionale e il compositore italiano più eseguito nel mondo. Collabora con artisti del calibro di Riccardo Muti, Yo-Yo Ma, Ivan Fischer, Viktoria Mullova, Ruggero Raimondi, Mario Brunello, Kathryn Stott, Giuseppe Andaloro, Yuri Bashmet, Katia e Marielle Labeque, Giovanni Antonini, Ottavio Dantone, Patti Smith, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Elisa e Antonio Albanese e con orchestre tra cui la Chicago Symphony Orchestra, Manchester Camerata, Liverpool Philharmonic (di cui è stato Artist in residence nel 2015), Royal Concertgebouw Orchestra, Moscow Soloists, Berlin Konzerthausorchester, Australian Chamber Orchestra, Il Giardino Armonico, Cappella Neapolitana, Accademia Bizantina, Holland Baroque Society, Budapest Festival Orchestra.

Per il cinema, il teatro, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musica per Peter Greenaway, John Turturro, Bob Wilson, Carlos Saura, Marco Tullio Giordana, Alessandro Baricco, Peter Stein, Lasse Gjertsen, Anatolij Vasiliev, Karole Armitage, e Carolyn Carlson.

Si è esibito in alcune delle più importanti sale in tutto il mondo, tra cui la Alice Tully Hall, la Knitting Factory, la Carnegie Hall (New York), la Wigmore Hall, la Queen Elizabeth Hall (Londra), la Salle Gaveau (Parigi), il Teatro alla Scala (Milano), il Ravenna Festival, l’Opera House (Sidney), la Suntory Hall (Tokyo).

Dal 2010 Sollima insegna presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dove è stato insignito del titolo di Accademico.

Nel 2012 ha fondato, insieme a Enrico Melozzi, i 100 Cellos.

Nel 2015 ha creato a Milano il “logo sonoro” di Expo e inaugurato il nuovo spazio museale della Pietà Rondanini di Michelangelo.

Nel campo della composizione esplora generi diversi avvalendosi di strumenti antichi, orientali, elettrici e di sua invenzione, suonando nel Deserto del Sahara, sott’acqua, e con un violoncello di ghiaccio.

La sua discografia si è aperta nel 1998 con un CD commissionato da Philip Glass per la propria etichetta Point Music al quale sono seguiti undici album per Sony, Egea e Decca.

Ha riportato alla luce un violoncellista/compositore del ‘700, Giovanni Battista Costanzi, di cui ha inciso nel corso degli ultimi due anni le Sonate e Sinfonie per violoncello e basso continuo per l’etichetta spagnola Glossa.

Nell’ottobre 2018, alla Cello Biennale di Amsterdam, ha ricevuto il prestigiosissimo riconoscimento Anner Bijlsma Award.

Giovanni Sollima suona un violoncello Francesco Ruggeri (Cremona, 1679).

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

Fondata da Riccardo Muti nel 2004, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini ha assunto il nome di uno dei massimi compositori italiani di tutti i tempi attivo in ambito europeo per sottolineare, insieme a una forte identità nazionale, la propria inclinazione a una visione europea della musica e della cultura. L’Orchestra, che si pone come strumento privilegiato di congiunzione tra il mondo accademico e l’attività professionale, divide la propria sede tra le città di Piacenza e Ravenna. La Cherubini è formata da giovani strumentisti, tutti sotto i trent’anni e provenienti da ogni regione italiana, selezionati attraverso centinaia di audizioni da una commissione costituita dalle prime parti di prestigiose orchestre europee e presieduta dallo stesso Muti. Secondo uno spirito che imprime all’orchestra la dinamicità di un continuo rinnovamento, i musicisti restano in orchestra per un solo triennio, terminato il quale molti di loro hanno l’opportunità di trovare una propria collocazione nelle migliori orchestre.

In questi anni l’Orchestra, sotto la direzione di Riccardo Muti, si è cimentata con un repertorio che spazia dal Barocco al Novecento alternando ai concerti in moltissime città italiane importanti tournée in Europa e nel mondo nel corso delle quali è stata protagonista, tra gli altri, nei teatri di Vienna, Parigi, Mosca, Salisburgo, Colonia, San Pietroburgo, Madrid, Barcellona, Lugano, Muscat, Manama, Abu Dhabi, Buenos Aires e Tokyo.

Il debutto a Salisburgo, al Festival di Pentecoste, con Il ritorno di Don Calandrino di Cimarosa, ha segnato nel 2007 la prima tappa di un progetto quinquennale che la rassegna austriaca, in coproduzione con Ravenna Festival, ha realizzato con Riccardo Muti per la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio musicale del Settecento napoletano e di cui la Cherubini è stata protagonista in qualità di orchestra residente.

A Salisburgo, poi, l’Orchestra è tornata nel 2015, debuttando – unica formazione italiana invitata – al più prestigioso Festival estivo, con Ernani: a dirigerla sempre Riccardo Muti, che l’aveva guidata anche nel memorabile concerto tenuto alla Sala d’Oro del Musikverein di Vienna, nel 2008, pochi mesi prima che alla Cherubini venisse assegnato l’autorevole Premio Abbiati quale miglior iniziativa musicale per “i notevoli risultati che ne hanno fatto un organico di eccellenza riconosciuto in Italia e all’estero”.

All’intensa attività con il suo fondatore, la Cherubini ha affiancato moltissime collaborazioni con artisti quali Claudio Abbado, John Axelrod, Rudolf Barshai, Michele Campanella, James Conlon, Dennis Russell Davies, Gérard Depardieu, Kevin Farrell, Patrick Fournillier, Valery Gergiev, Herbie Hancock, Leonidas Kavakos, Lang Lang, Ute Lemper, Alexander Lonquich, Wayne Marshall, Kurt Masur, Anne-Sophie Mutter, Kent Nagano, Krzysztof Penderecki, Donato Renzetti, Vadim Repin, Giovanni Sollima, Yuri Temirkanov, Alexander Toradze e Pinchas Zukerman.

Impegnativi e di indiscutibile rilievo i progetti delle “trilogie”, che al Ravenna Festival l’hanno vista protagonista, sotto la direzione di Nicola Paszkowski, delle celebrazioni per il bicentenario verdiano in occasione del quale l’Orchestra è stata chiamata ad eseguire ben sei opere al Teatro Alighieri. Nel 2012, nel giro di tre sole giornate, Rigoletto, Trovatore e Traviata; nel 2013, sempre l’una dopo l’altra a stretto confronto, le opere “shakespeariane” di Verdi: Macbeth, Otello e Falstaff. Per la Trilogia d’autunno 2017, la Cherubini, diretta da Vladimir Ovodok, ha interpretato Cavalleria rusticana, Pagliacci e Tosca; nel 2018, si è misurata con una nuova straordinaria avventura verdiana, guidata da Alessandro Benigni per Nabucco, Hossein Pishkar per Rigoletto e Nicola Paszkowski per Otello; e di nuovo, nel 2019, con capolavori quali Carmen, Aida e Norma. Negli ultimi anni il repertorio operistico viene affrontato regolarmente dall’Orchestra anche nelle coproduzioni che vedono il Teatro Alighieri di Ravenna al fianco di altri importanti teatri italiani di tradizione. Dal 2015 al 2017 la Cherubini ha partecipato inoltre al Festival di Spoleto, sotto la direzione di James Conlon, eseguendo l’intera trilogia “Mozart-Da Ponte”. Il legame con Riccardo Muti l’ha portata a prender parte all’Italian Opera Academy per giovani direttori e maestri collaboratori, creata dal Maestro nel 2015: se in quel primo anno la Cherubini ha avuto l’occasione di misurarsi con Falstaff, negli anni successivi l’attenzione si è concentrata su Traviata, Aida, Macbeth, Le nozze di Figaro, Cavalleria rusticana e Pagliacci.

Al Ravenna Festival, dove ogni anno si rinnova l’intensa esperienza della residenza estiva, la Cherubini è regolarmente impegnata in nuove produzioni e concerti, nonché, dal 2010, del progetto “Le vie dell’amicizia” che l’ha vista esibirsi, tra le altre mete, a Nairobi, Redipuglia, Tokyo, Teheran, Kiev, Atene, Paestum e, nel 2021, a Erevan, sempre diretta da Riccardo Muti.

Nel 2020 la Cherubini è stata al centro del progetto di Ravenna Festival per il ritorno alla musica dal vivo in Italia dopo il lockdown imposto dalla pandemia da Covid-19; il concerto inaugurale diretto da Muti alla Rocca Brancaleone in presenza di pubblico è stata anche la prima trasmissione in diretta streaming per l’Orchestra. A seguito della nuova sospensione degli eventi con spettatori, la Cherubini e Muti sono stati impegnati con concerti in streaming: due appuntamenti a novembre al Teatro Alighieri – diffusi anche attraverso la partnership con i siti web di El País, Rossiyskaya Gazeta e lo Spring Festival di Tokyo – e, a marzo 2021, in una tournée in streaming che ha toccato Bergamo (Teatro Donizetti), Napoli (Teatro Mercadante) e Palermo (Teatro Massimo).

Lo scorso luglio è stata protagonista del concerto diretto da Riccardo Muti nel Cortile d’Onore del Palazzo del Quirinale, in occasione del G20 della Cultura 2021.

www.orchestracherubini.it

Domenica 27 marzo ore 18.00 – Teatro Verdi Salerno

LA CAMBIALE DI MATRIMONIO

Musica di Gioachino Rossini

Farsa comica in un atto

Libretto di Gaetano Rossi dall’omonimo dramma di Camillo Federici

Prima rappresentazione: Teatro San Moisè di Venezia, 3 novembre 1810.

Direttore d’Orchestra: Tommaso Turchetta

Regia, costumi, light design: Raffaele Di Florio

Scene: Sara Galdi

Sir Tobia Mill: Alessandro Luongo

Fanny: Kamani Enkeleda

Edoardo Milfort: Filippo Adami

Slook: Nicolò Ceriani

Norton: Maurizio Bove

Clarina: Francesca Manzo

ORCHESTRA FILARMONICA “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO

NUOVO ALLESTIMENTO DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO

“La cambiale di matrimonio di Rossini, brillante esordio di una prodigiosa carriera”.

di Rosanna Di Giuseppe

 Dopo il riinvio della rappresentazione dell’opera Demetrio e Polibio scritta da Rossinia quattordici anni e che sarebbe andata in scena  soltanto nel 1812, a segnare l’esordio dell’autore fu la Cambiale di matrimonio, farsa in un attodata al Teatro San Moisè di Venezia il 3 novembre 1810, prima  di una serie di cinque opere scritte successivamente per quel teatro. Si trattò di un’occasione fortunata verificatatasi in seguito alla rottura di contratto da parte di un compositore tedesco in un primo momento ingaggiato, di cui Rossini, pur inesperto, avrebbe preso il posto grazie all’interessamento dell’amico Morandi e di sua moglie Rosa, cantante. Rossini stesso avrebbe in seguito evidenziato che la scelta da parte di tale teatro di un tipo di repertorio costituito in prevalenza da farse favoriva proprio l’esperienza dei giovani compositori esordienti che potevano così cimentarsi su lavori di proporzione ridotta,  annotando: <<il tutto si riduceva alla spesa di una sola decorazione per ogni farsa, una modestissima messa in scena e a pochi giorni spesi per le prove>> consentendo <<l’esordimento di un maestro  principiante, il quale meglio che in un’opera di 4 o 5 atti puole in una farsa bastantemente sfoggiare la sua innata fantasia […] >>.

La vicenda riguarda un singolare contratto fra il negoziante Tobia Mill  e il mercante canadese Slook, che dovrà sposare la giovane che gli presenterà la lettera di obbligazione che egli ha inviato per posta a Tobia. Questi soddisfatto dell’accordo con il canadese, pensa di fargli presentare la lettera da sua figlia Fanny che è però innamorata di Edoardo Milfort, che si introduce in casa del mercante come falso impiegato. Venuto a sapere del contratto, Edoardo minaccia Slook di vendetta se accetterà la mano di Fanny. Slook, piuttosto grezzo ma di buona pasta, intenerito dall’amore dei due giovani, gira la cambiale a favore di Edoardo. Tobia si adira e si accinge ad una sfida a duello pur nutrendo una folle paura, ma a quel punto Edoardo gli mostra la cambiale girata e così  il Canadese convince il vecchio ad approvare la felicità dei due giovani.

 L’autore del libretto, Gaetano Rossi, aveva tratto l’argomento da un altro libretto, Il matrimonio per lettera di cambio di Giuseppe Ceccherini, musicato nel 1807 da Carlo Coccia  per il Teatro Valle di Roma,  a sua volta derivato  dalla commedia in cinqe atti di Camillo Federici (1890). 

Tale breve opera in cui si manifesta già in nuce l’impronta caratteristica dello stile rossiniano attraverso vari espedienti come l’uso del ‘parlato’ su disegno melodico ritmico dell’orchestra, il “ gorgheggio a terzine e a sestine”, i temi a note ribattute, rilevati da Rognoni quali tratti distintivi della vis comica del musicista, è musicalmente costruita sul fronteggiarsi di due coppie di personaggi, i due innamorati, soprano e tenore, cui è associato un linguaggio sentimentale e i due anziani e comici, l’uno basso, Tobia Mill e l’altro baritono, il ricco mercante americano, entrambi “buffi”, l’uno “caricato” con la tipica vocalità sillabata e acuta, l’altro “nobile” dalla vocalità imperniata sul registro centrale. Personaggi di contorno sono: Norton, il cassiere di Mill (basso) e Clarina, la cameriera di Fanny (mezzosopano).  La cifra sentimentale si intreccia a quella buffa in un felice connubio di calda  espressività melodica e di precisione ritmica nello stile vivace che avrebbe contraddistinto le opere future nonostante l’impiego ancora generico di alcune figure orchestrali. Ciò che invece emerge nella sua perfezione fin dagli inizi è  la forma e lo spirito dell’ouverture, costituita da un’introduzione Andante con corno solista e da un Allegro vivace in forma sonata senza sviluppo dal ritmo esuberante e dalle melodie ben delineate.

 Tra i passi ben riusciti la <<cavatina buffa>> di Mill nella seconda scena “ in veste da camera, berretto da notte, che porta in mano un mappamondo” cercando di misurare la distanza tra l’America e l’Europa, preceduta da un’ironica introduzione orchestrale e la cui linea vocale si riduce ad un ‘parlato’ mentre la caratterizzazione musicale del personaggio è tutta in orchestra, e ancora l’ingresso di Slook nella scena sesta “vestito a capricciosa caricatura ma grave” che, imbarazzato dagli inchini dei presenti, si esprime dopo l’ironico commento dell’orchestra in un ‘solenne vocalizzo’ sfociante nelle ridicole terzine finali in seguito al breve intervento del quintetto che lo schernisce, sortendo un effetto comico che  va già oltre le formule settecentesche. Non mancano accanto a questi comici, i momenti lirici come il duetto “Tornami a dir che m’ami” tra Fanny ed Edoardo della scena terza le cui battute iniziali preannunciano accenti belliniani e donizettiani, così come l’ ‘a due’  per terze dell’Allegro conclusivo o l’ aria di Fanny “Vorrei spiegarvi il giubilo” con le sue inflessioni epressive.  Il sestetto finale “ Vi prego un momento” che chiude la deliziosa farsa, ponendo le distanze dallo spirito settcentesco se non dalla forma, è già un preannuncio dei vorticosi e trascinanti finali che tanto affascineranno Stendhal.

NOTE DI REGIA

Rossini, nostro contemporaneo?

La Cambiale di matrimonio, su libretto di Gaetano Rossi dalla commedia Il matrimonio per lettera di cambio di Camillo Federici, è una farsa musicale giovanile di Gioacchino Rossini, un lavoro musicale che aprirà al maestro pesarese verso quei sentieri di successi che lo consacreranno come pietra miliare nel panorama mondiale della Opera Lirica. Composta quando era appena diciottenne, la farsa va in scena con grande successo al Teatro San Moisè di Venezia, con lo stesso Rossini al cembalo, il 3 novembre 1810.

Il libretto ci racconta di Tobia Mill, un ricco mercante in una Inghilterra coloniale di inizio ‘800, il quale promette in sposa la figlia Fanny, a sua insaputa, al canadese mr. Slook, dietro la firma di una cambiale di matrimonio. La tenera ragazza è però innamorata del giovane Edoardo Milfort. Quando mr. Slook giunge dall’America per “ritirare” la sposa la situazione precipita: Fanny tenta prima di dissuadere Slook, poi, con il giovane Edoardo, lo minaccia. Intimorito, mr. Slook comunica a Tobia Mill di rinunciare al “business”, ma a tale rifiuto viene sfidato a duello dal mercante inglese. Solo l’intervento dei domestici di casa Mill, Norton e Clarina, assicurano il lieto fine: mr. Slook gira la cambiale a beneficio di Edoardo nominandolo suo erede universale e convince Mill a benedire le nozze dei due giovani, il quale accetta fiutando l’affare.

La vicenda, pur godibile e lineare, sottolinea alcuni aspetti inquietanti della società civilizzata del vecchio continente. Se il pretesto può risultare scherzoso e reso magistralmente godibile dalle melodie elaborate da Rossini, fa un certo “effetto” guardare questa storia con gli occhi di uno spettatore del terzo millennio: persone e status sociale usate come merce di scambio, business, commissione… Questa ambigua impalcatura cerca di alzare il muro davanti ai sentimenti, quali l’amore, la felicità, l’entusiasmo, la gioia, la speranza…continuamente minati o mercificati in nome del dio danaro. Il dono di questa farsa è la capacità di evidenziare questi guasti sociali con la leggerezza tipica dei lavori musicali di Rossini.

Leggerezza che non è mai superficialità.

Non è semplice portare in scena l’opera di Rossini, in quanto i personaggi che abitano il mondo rossiniano richiedono, oltre ad una capacità vocale, soprattutto una sapienza attoriale, la quale diventa fondamentale per la riuscita dell’arte scenica.

Ho sempre pensato che il “teatro” sia un atto collettivo: artisti capaci di rendere vivo il gioco teatrale e spettatori attenti a cogliere in questo gioco le sfumature di una relazione vitale che si può rinnovare solo nell’atto in cui si realizza.

Mi auguro di aver soddisfatto le richieste dell’opera e di restituire al pubblico salernitano un piccolo gioiello, beneficiando di un cast eccellente.

Raffaele Di Florio

Sabato 7 maggio ore 20.00

Chiesa di San Giorgio, via Duomo 19 – Salerno

Raffaella Cardaropoli, violoncello

Daniel Oren, direttore

Orchestra Filarmonica Giuseppe Verdi di Salerno

PROGRAMMA

Franz Joseph Haydn, Concerto n. 1 in do maggiore per violoncello e orchestra

Raffaella Cardaropoli, violoncello

Diplomata a soli 14 anni col massimo dei voti, lode e menzione d’onore presso il Conservatorio “G. Martucci” di Salerno sotto la guida del M L. Santarpino, le è stata attribuita la borsa di studio “P. Pastorino” conferita da F.I.D.A.P.A. Ha partecipato e vinto molti concorsi nazionali ed internazionali tra cui recentemente (2018) il “Vienna New Year’s Concert” International Music Competition, in precedenza il primo premio al prestigioso ”Antonio Janigro Cello Competition” in Croazia nel corso del quale le è stato assegnato anche il premio “Zagreb soloist award”; ha vinto il “Premio Abbado” come migliore violoncellista italiana, premio istituito dal Ministero dell’Università e Ricerca Scientifica. A l’Aquila, le è stato conferito il premio speciale “W. A. Mozart” con borsa di studio, ed al festival”RovigoCelloCity”, il premio “Cello Hitz” con l’esibizione pubblica col pianista M Bruno Canino.

Nel 2016, a Palazzo Montecitorio, ha ricevuto la Medaglia della Camera dei Deputati. Ha partecipato a masterclass dei maestri R. Filippini, G. Geminiani, N. Gutman. È seguita dal M I. Ionescu; si perfeziona con G. Sollima all’Accademia di Santa Cecilia a Roma e con Antonio Meneses presso l’Accademia Stauffer di Cremona.

Sabato 14 maggio ore 20.00

Chiesa di San Giorgio, via Duomo 19 – Salerno

I SOLISTI VENETI

Giuliano Carella, Direttore

PROGRAMMA

MAGIA DEGLI ARCHI

Ottorino Respighi,  “Antiche Danze ed Arie per Liuto” Terza Suite per archi

Antonio Bazzini, Fantasia sulla “Traviata” op. 50per violino e archi

Giuseppe Verdi, Quartetto in mi minore  (Versione dell’autore per orchestra d’archi)

I Solisti Veneti

L’Orchestra de I Solisti Veneti ha festeggiato nel 2019 il proprio 60° anno di attività. Fondata nel 1959 da Claudio Scimone, l’Orchestra è ascesa rapidamente ai vertici della fama internazionale destando l’incondizionato entusiasmo del pubblico e della critica. Ambasciatori della cultura e della musica veneta nel mondo con più di 6.000 concerti tenuti in oltre 90 nazioni, I Solisti Veneti hanno suonato nelle più importanti sale da concerto e per le più prestigiose istituzioni musicali, dal Festival di Salisburgo (dove sono stati presenti in più di 30 occasioni) alla Carnegie Hall di New York.

Nel nome e nel segno del loro fondatore e Direttore, scomparso nel 2018, I Solisti Veneti, Clementine Hoogendoorn Scimone e il nuovo Direttore Artistico e musicale Giuliano Carella, continuano a perpetuare l’eredità spirituale ed estetica del Maestro.

Con una discografia di oltre 350 titoli in LP, CD, e DVD I Solisti Veneti e Claudio Scimone hanno ottenuto i più alti riconoscimenti mondiali in campo musicale, il Premio Grammy Award di Los Angeles, numerosi Grand Prix du disque dell’Académie Charles Cros di Parigi e dell’Académie du Disque Lyrique, molteplici Premi della Critica Discografica italiana, e l’originale Premio del Festival Bar vinto con 350.000 preferenze da parte del pubblico dei più giovani. Al Teatro La Fenice di Venezia è stato loro assegnato nel 2008 il Premio “Una vita nella musica” dell’Associazione Rubinstein e sono stati al centro di importanti programmi televisivi fra i quali “Le Sette Parole” di Haydn nella Cappella degli Scrovegni di Padova (regia di Ermanno Olmi) e “Vivaldi peintre de la musique” di François Reichenbach.

Hanno collaborato con i più importanti artisti della nostra epoca da Placido Domingo a Josè Carreras, June Anderson, Ruggero Raimondi, Andrea Bocelli, Marilyn Horne, Samuel Ramey, Itzaak Perlman, Henryk Szeryng, Sviatoslav Richter, Jean Pierre Rampal, James Galway, Salvatore Accardo, Uto Ughi per non citarne che alcuni.

Sono stati i primi in Italia fin dal 1965 a tenere concerti nelle scuole e hanno tenuto master class sull’interpretazione della musica veneta nei Paesi Europei, in Venezuela per il “Sistema” di Josè Abreu, negli USA, in Canada, Cina, Oman e Kenya. Hanno riportato alla luce in concerto, in teatro e in parte pubblicato nelle loro edizioni, centinaia di opere sconosciute del grande patrimonio musicale italiano, rivelando numerosi “grandi” del passato e curando la pubblicazione dell’opera omnia di Giuseppe Tartini.

Eseguendo “Il Nascimento dell’Aurora” e “Il Concilio dei Pianeti” di Tommaso Albinoni nonché il suo intermezzo “Pimpinone” hanno rivelato la bellezza dell’opera vocale di Tommaso Albinoni. Molti fra i più noti compositori della nostra epoca, fra cui Ennio Morricone, Giuseppe De Marzi, Sylvano Bussotti, Franco Donatoni, Gian Francesco Malipiero, Cristóbal Halffter, Marius Constant, Luis de Pablo, Azio Corghi, Domenico Guaccero, Giacomo Manzoni, Alessandro Cadario, hanno dedicato loro musiche a I Solisti Veneti e a Claudio Scimone creando così una importante letteratura per 10 o più archi solisti. Per dimostrare il legame profondo esistente fra la musica veneta, l’architettura e le arti figurative hanno registrato una serie di DVD di grande importanza quali “Le Stagioni di Vivaldi nelle Ville di Palladio” (Arthaus), “Il Gloria e la musica sacra di Vivaldi in San Marco a Venezia e nella Cappella degli Scrovegni in Padova” (Dynamic), “I Concerti per flauto di Vivaldi con James Galway nel Palazzo Ducale di Venezia” (Hardy Classic) e molti altri. Il Parlamento Europeo, in occasione del loro 50.mo anniversario, ha dedicato a I Solisti Veneti una targa in cui li ha qualificati “promotori straordinari della cultura al di là delle frontiere”. Le Ambasciate d’Italia di Lussemburgo, Bruxelles, Parigi, Vienna e altre hanno affidato a I Solisti Veneti le manifestazioni ufficiali di apertura o di chiusura del Semestre italiano di Presidenza della UE. Nel 2015 e nel 2016 Pino Donaggio, che con I Solisti Veneti ha esordito come brillante giovane solista agli inizi dell’attività dell’Orchestra, ha dedicato loro una serie molto varia di composizioni raccolta in un CD edito dalla Warner intitolato “Lettere”. Nel 2019, in occasione del 60.mo anniversario dei “Solisti”, il noto cantautore e compositore di colonne sonore ha scritto ancora cinque brani a loro dedicati e incisi dai “Solisti”, sotto la direzione dell’autore stesso, nel CD “Nel Cinema e nella Classica” pubblicato nel 2020. Nel 2020 e 2021, nonostante la pandemia e le relative restrizioni, I Solisti Veneti sono stati invitati da alcune della maggiori rassegne ed istituzioni italiane e straniere come: Rossini Opera Festival di Pesaro, Festival delle Nazioni di Città di Castello, Festival Pergolesi Spontini di Jesi, Stradivari Festival di Cremona, Emilia Romagna Festival, Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, Ljubljana Festival, Musikverein Kärnten di Klagenfurt, Tartini Festival di Pirano, etc. Dopo le storiche collaborazioni con artisti della musica leggera come Lucio Dalla, Gino Paoli e Massimo Ranieri,  l’ultimo biennio ha visto nascere nuove collaborazioni e sperimentazioni che hanno portato l’Orchestra ad esibirsi insieme ai jazzisti di fama internazionale Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura, ad effettuare registrazioni audio e video, dirette streaming e a partecipare alla realizzazione del nuovo disco di Amilcar Soto Rodriguez e Susana Baca, vincitrice di tre Latin Grammy Award. Nel 2021 hanno presentato e organizzato la 51.ma edizione del Veneto Festival (Festival internazionale G. Tartini) e la seconda edizione del Festival “I Solisti Veneti per il FAI”, ciclo concertistico, nato nel 2020, strutturato in forma di festival itinerante, che intende promuovere un dialogo suggestivo tra musica, storia ed arte presentando programmi che rispecchiano ed illuminano in modo vivo, emozionante ed attuale l’eredità culturale e naturale di monumenti e parchi fra i più belli d’Italia.

Sabato 21 maggio ore 20.00

Chiesa di San Giorgio, via Duomo 19 – Salerno

QUARTETTO PROMETEO

Giulio Rovighi, violino

Aldo Campagnari, violino

Danusha Waskiewicz, viola

Francesco Dillon, violoncello

PROGRAMMA

Suite ARCANA (trascrizioni Scarlatti/Sciarrino, Scodanibbio/Monteverdi, Gesualdo/Fedele, Merula/Filidei)

Dmítrij Šostakóvič, Quartetto per archi n. 5 in si bemolle maggiore, op. 92

Franz Schubert, Quartetto per archi n. 14 “La morte e la fanciulla”

Quartetto Prometeo

Vincitore della 50° edizione del Prague Spring International Music Competition nel 1998, il Quartetto Prometeo è stato insignito anche del Premio Speciale Bärenreiter come migliore esecuzione fedele al testo originale del Quartetto K 590 di Mozart, del Premio Città di Praga come migliore quartetto e del Premio Pro Harmonia Mundi.

Nel 1998 il Quartetto Prometeo è stato eletto complesso residente della Britten Pears Academy di Aldeburgh e nel 1999 ha ricevuto il premio Thomas Infeld dalla Internationale Sommer Akademie Prag-Wien-Budapest per le “straordinarie capacità interpretative per una composizione del repertorio cameristico per archi” ed è risultato secondo al Concours International de Quatuors di Bordeaux.

Nel 2000 è stato nuovamente insignito del Premio Speciale Bärenreiter al Concorso ARD di Monaco.

Riceve il Leone d’Argento 2012 alla Biennale Musica di Venezia.

Si è esibito nelle più importanti sale tra cui Concertgebouw di Amsterdam, Musikverein, Wigmore Hall, Aldeburgh Festival, Prague Spring Festival, Mecklenburg Festival,  Accademia di Santa Cecilia di Roma, Società del Quartetto di Milano, Amici della Musica di Firenze, Teatro La Fenice.

Collabora con musicisti quali Mario Brunello, David Geringas, Veronika Hagen, Alexander Lonquich, Enrico Pace, Stefano Scodanibbio, Quartetto Belcea, Enrico Bronzi, Mariangela Vacatello, Lilya Zilberstein.

Particolarmente intenso è il rapporto artistico con Salvatore Sciarrino, Ivan Fedele e Stefano Gervasoni.

Ha inciso per Ecm, Sony e Brilliant.

Dal 2013 è “quartetto in residence” all’Accademia Chigiana di Siena in collaborazione con la classe di composizione di Salvatore Sciarrino e dal 2019 tiene corsi di quartetto presso Accademia musicale Santa Cecilia di Portogruaro e dal 2020 a Roma nell’ambito di Avos Project.

Salome Jordania

La pianista Salome Jordania ha iniziato i suoi studi all’età di sette anni nella sua nativa Tbilisi, in Georgia, con Natalia Natsvlishvili. Un anno dopo, è diventata vincitrice del Concorso Pianistico Nazionale della Georgia. All’età di 9 anni, è stato lanciato il suo primo tour di concerti, eseguendo il Concerto in fa minore di Bach in Ucraina con l’Orchestra Filarmonica di Kharkov. Inoltre, all’età di 10 anni, ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale di Tbilisi e il primo premio all’Ottavo Concorso Televisivo Internazionale Giovani Musicisti di Mosca. Successivamente è stata impegnata in numerose esibizioni soliste e orchestrali in Germania, Azerbaigian, Armenia, Ucraina, Russia e Stati Uniti.

Jordania negli anni è tornata spesso negli  Stati Uniti  per esibirsi con la San Luis Obispo Symphony Orchestra e l’Orchestra Sinfonica dell’Università del Tennessee a Chattanooga, oltre che a numerosi recital solistici.

Durante la sua carrier ha ricevuto numerosi premi, tra i tanti, ricordiamo: il primo premio al concorso nazionale Chopin a Tbilisi  e il premio speciale di “Ambasciatrice culturale in Georgia”. Nello stesso anno, ha vinto il 1° premio al Concorso Internazionale di Francoforte, in Germania, ed è stata invitata a presentare recital solisti e d’insieme in tutta la nazione.

Ha registrato, per Naxos, a Parigi La Makina, un’opera di Martin Matalon. Salome Jordania si esibisce regolarmente su tutti i palcoscenici dei più importanti palcoscenici internazionali, le sue esibizioni sono accolte con entusiasmo sia dal pubblico che dalla critica.

Sabato  4 giugno ore 20.00

Chiesa di San Giorgio, via Duomo 19 – Salerno

PAVEL HAAS QUARTET

Veronika Jaruskova, violino

 Katerina Gemrotova, violino

 Pavel Nikl, viola

 Peter Jarusek, violoncello

PROGRAMMA

Franz Schubert,  Quartetto per archi n. 15 in sol maggiore, D. 887

Antonin Dvoràk, Quartetto per archi n. 13 in sol maggiore, op. 106

Pavel Haas Quartet

Dopo la vittoria al Concorso “Paolo Borciani” di Reggio Emilia nel giugno del 2005, la fama del Quartetto Pavel Haas si è rapidamente diffusa presso il pubblico, i critici e i promoter di tutto il mondo e oggi viene annoverato tra i più innovativi giovani quartetti d’archi.

Residente a Praga, sin dalla sua fondazione il Pavel Haas Quartet si è rivolto ai grandi del mondo dei Quartetti d’archi, e ha studiato con membri del Quartetto Italiano, Quartetto Amadeus, Quartetto Borodin e Quatuor Mosaiques.

A Praga il Quartetto collabora strettamente con Milan Skampa del Quartetto Smetana e con Walter Levin del Quartetto LaSalle a Basilea.

Nel corso dell’ultima stagione, il Pavel Haas Quartet ha suonato al Palais des Beaux Arts di Bruxelles, al Teatro della Pergola di Firenze e al Teatro della Fenice di Venezia e ha dato concerti per la Società del Quartetto di Milano, per la NDR di Amburgo e al Festival Primavera di Praga.

A primavera 2006 ha intrapreso la sua prime tournée negli Stati Uniti e in Giappone. Sono in programma per il prossimo futuro concerti alla Wigmore Hall di Londra, al Berlin Philharmonie, al Musée du Louvre di Parigi, un ritorno al Palais des Beaux Arts di Bruxelles e altri tour in Germania, Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Durante la stagione 2007/08 il Quartetto è stato una delle “Rising Stars” della European Concert Hall Organization e suonerà nelle prestigiose sale della ECHO: Concert Hall di Atene, Barbican Centre e Royal Festival Hall di Londra, Carnegie Hall di New York, Festspielhaus di Baden-Baden, Het Concertgebouw di Amsterdam, Kölner Philharmonie, Konserthuset di Stoccolma, Wiener Konzerthaus e Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna, Salle de Concerts Grande-Duchesse del Lussemburgo, Palais des Beaux Arts di Bruxelles, Symphony Hall di Birmingham, Cité de la Musique e Théâtre des Champs Elysées di Parigi.

Nel 2004 il Quartetto ha vinto il Premio Vittorio E. Rimbotti a Firenze e l’anno successivo si è aggiudicato il Primo Premio al Concorso del Festival Primavera di Praga, seguito solo un mese dopo dalla vittoria del Concorso Paolo Borciani. Inoltre il Quartetto è stato premiato per la migliore interpretazione di A Sad Paven for these Distracted Tymes, quartetto commissionato a Peter Maxwell Davies per il Concorso ed eseguito alla presenza del compositore.

Successivamente, il Quartetto Pavel Haas ha eseguito il nuovo lavoro insieme a opere di Janacek e Beethoven nell’ambito del St. Magnus Festival fondato da Maxwell Davies, che si è svolto nelle isole Orcadi in Scozia.

Il Quartetto prende il nome dal compositore ceco Pavel Haas (1899 – 1944), allievo di Leós Janácek e uno dei talenti musicali più geniali della Cecoslovacchia, prima di essere deportato a Theresienstadt nel 1941. Nel 1944 è morto ad Auschwitz.

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