PAESTUM (Salerno). «Servono simboli»: ne è convinto lo street artist Jorit, quando commenta il murale dedicato a Martin Luther King a Barra, nella periferia orientale di Napoli. Un “simbolo di lotta antirazzista, ma soprattutto di riscatto delle periferie e della marginalità. Non solo un murale, ma un messaggio, un qualcosa che possa dare la forza per farsi forza. Non servono le decorazioni, servono i simboli”.
Attraverso il suo graffio sul muro, Jorit trasforma la sua street art in una poetica visiva che diventa testimonianza e denuncia sociale. I suoi sono eroi rivoluzionari, sono gli “ultimi”, tutti guerrieri della sua “Human Tribe”, dipinti sui muri dei quartieri più combattivi e ostili, nelle periferie degradate delle metropoli del mondo. Un messaggio universale contro l’austerity del mondo, contro l’ingiustizia e contro ogni forma di oppressione. I suoi volti sono marchiati da cicatrici rosse dopo un viaggio in Tanzania. “Un taglio, non un tattoo”: cicatrici che sono “aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro”, come sosteneva Frida Kahlo.
Tra i massimi esponenti della contemporaneità, di fama mondiale, apprezzato dalla stampa internazionale dal The Guardian alla BBC, Middle East Eye, TeleSur, Euronews, studiato nei libri di critica d’arte, riconosciuto da critici come Achille Bonito Oliva, domenica 13 giugno alle ore 17, Jorit inaugurerà il cartellone estivo della nuova stagione del Dum Dum Republic, la “factory” a cielo aperto sul mare, tra exhibition art, design, performing act, cinema ed happening di poesia, mentre, a fare da fil rouge, come sempre, la musica con i suoni del mondo.
I guerrieri della sua Human Tribe, con i tagli rossi che solcano il volto, hanno fatto dell’arte urbana uno strumento di denuncia sociale e di lotta. Ha dipinto sui muri delle periferie e nelle zone più problematiche del mondo personaggi simbolo di riscatto, evidenziando la necessità di rimettere al centro l’umanità, l’uomo.
Il suo maxi murale dedicato al D10S Maradona ha fatto il giro del mondo: un dipinto regalato alla città “per riqualificare, attraverso l’arte, il ‘Bronx’ di San Giovanni a Teduccio, luogo scelto da lui stesso perché “la gente merita la bellezza, io dò il mio contributo, faccio quello che posso, faccio in modo che la bellezza raggiunga il popolo”.
Eroi rivoluzionari, nei quartieri più combattivi, o contro l’ingiustizia più emblematica al mondo: “Non c’è oppressione più emblematica al mondo, di quella che vive il popolo palestinese. Oggi formalmente in Sudafrica l’apartheid non esiste più, ma esiste, e prospera, in Palestina”, scrive Jorit Agoch.
Prende posizione e si schiera contro la camorra “che devasta l’ambiente, che inquina i fiumi, che distrugge la natura, che cementifica senza nessun criterio, che sfrutta i lavoratori. La camorra vera è quella che ricicla milioni di euro dei proventi della droga in attività legali e che si compra tutto”, scrive raccontando cosa significa il murale dedicato a Marcello Torre.
“Lottare, quindi, per una società diversa che metta finalmente, gli interessi dei più davanti a quelli dei pochi, che metta l’essere umano davanti al profitto”.
Un murale è ribellione, è rivoluzione, “opponendosi con forza alla cultura di massa dominante”.
“Le macchine che danno l’abbondanza ci hanno lasciati nel bisogno. La nostra sapienza ci ha reso cinici, l’intelligenza duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che macchine, l’uomo ha bisogno di umanità – scrive di recente sui suoi profili, citando Chaplin – Più che intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto”.
Nella sua Human Tribe anche lo scienziato Paolo Ascierto (murale messo all’asta per raccogliere i fondi per gli ospedali italiani nell’emergenza covid), il giornalista Giancarlo Siani, lo sguardo di Gian Battista Basile a Giugliano, l’atleta Kobe Bryant, Frida Kahlo, e ancora “Pasolini” e “Angela Davis” proprio a Scampia, accompagnato dalla citazione dello stesso poeta e regista: «Non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. Sii allegro. T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece».
L’INAUGURAZIONE DUM DUM REPUBLIC. Italia, Nord America, Palestina, Russia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Australia, Norvegia, Olanda, Germania, Francia, Grecia ed ora tappa al Dum Dum Republic per Jorit.
Spazio all’effetto sorpresa. Nessuna indiscrezione su quale sarà, stavolta, il soggetto del suo ritratto, preferendo concentrarsi molto sull’aspetto artistico della sua ricerca estetica di impatto civile. Una performance live dal vivo in spiaggia, tutta da scoprire: “Mi piace dipingere tra le persone – afferma – Un’esperienza sociale immersiva. Mi è capitato più volte di dipingere insieme agli altri di recente. È piacevole, ma soprattutto, in questo momento, è un segnale di rinascita alla vita”.
A scandire il ritmo, in consolle, Dj Tonico Settanta, con una selezione da ascoltare, esclusiva ed estemporanea, ispirata alla world music con vibrazioni funk, disco ed incursioni electro, sempre proiettato alla sperimentazione.
Preview sabato, 12 giugno, in occasione dell’inaugurazione del lungomare di Paestum, il beach club della costiera cilentana aprirà le sue porte con il Portobello Dum Dum, tra mercatini eco-friendly e la musica di MissPia, la lady dello scratch, tra pin Up anni ’50, swing, rock’n’roll, rockabilly, beat.
Un incredibile gusto per il vintage e una fantastica ironia che rendono le sue performance travolgenti e divertenti. Un personaggio a metà tra Bettie Page e Keely Smith: con la bellezza della prima e l’ironia della seconda. Un filo di rossetto rosso, il viaggio con la fedelissima amica Louise, l’ombrellino posizionato vicino ai piatti e i 45 giri in vinile che iniziano a girare, con un mood elegante e seducente, pieno del calore avvolgente delle terre del sud.
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