“Sant’Antonio, canti, maschere, balli e suoni”

“Sant’Antonio, canti, maschere, balli e suoni”. Oppure: “Sant’Antonio eccoti il vecchio e dacci il nuovo” (opportunamente tradotto dal vernacolo partenopeo). Eh sì, è proprio con S. Antonio abate (ricorrente il 17 gennaio) che inizia il periodo del carnevale. Il santo d’Egitto, da non confondersi con l’omonimo del 13 giugno – ovvero S. Antonio di Padova, nato però in Portogallo; che cambiò il nome da

Fernando (portatore di pace) in Antonio, proprio in onore dell’abate – è al centro di una vasta produzione iconologica e letteraria, tra religione e leggenda. Una ricorrenza ricca di implicazioni etnografiche e antropologiche. Legate, in particolare, ai riti apotropaici sottesi all’elemento (vitale) del fuoco. Di cui l’abate è foriero e

protettore, oltre che “patrono” degli animali domestici. Come S. Magno, venerato nella frazione sanseverinese Acigliano. Da San Severino, con furore, alla ricerca di simboli e di significati che si “allargano” fino a lambire comuni e località viciniori: ad esempio Campagna (Salerno), con i tradizionali “fucanoli” o “fucaroni” – grandì falò scoppiettanti. Anzi, proprio Campagna è un luogo in cui convivono entrambi i riti purificativi e/o lustrali:

quello del fuoco, a gennaio, e quello dell’acqua – tra luglio ed agosto. In occasione della cosiddetta “chiena”. La piena, che tanti visitatori attrae. Si tratta della deviazione del locale fiume Tenza, affluente del Sele, che poi “invade” le vie del paese recando refrigerio e ristoro; allegria ai convenuti. Quindi, in questo piccolo centro della provincia di Salerno coesistono i

due elementi più “contradditori” – ma anche più simili – dell’umana esistenza. In occasione del 17 gennaio, tra San Severino e altri paesi fervono i preparativi per celebrare questo santo anacoreta. Che riprende il mito della scoperta del fuoco, antichissimo rito esoterico. Nella classicità, è l’eroe greco Prometeo a “rubare” le fiamme degli Inferi alle divinità – portandole al mondo umano. Grazie all’espediente di un maialino. Per punizione, oltre

che per lo scoperchiamento del vaso di Pandora – che getta lo scompiglio sulla terra – Prometeo sarà condannato a farsi beccare il fegato da un’aquila. Esempio che mostra come i cerusici greco-latini sapessero che il tessuto epatico (simile a quello polmonare) si riproduce. Andiamo avanti. S. Antonio è protettore – un po’ come, anche, S. Barbara – di coloro che hanno a che fare col fuoco. Proprio per tale motivo, viene festeggiato con falò, roghi, fracchie, cataste (fucarozzi). Miticamente, le vampe roventi bruciano anche i peccati dell’ancestrale mondo contadino; nonché i personaggi più

indesiderati o sgraditi nelle società delle epoche antiche. L’incendio purifica, come l’acqua. Sant’Antonio è invocato anche nel caso di malattie che comunicano un senso di bruciore: è il caso del “fuoco di S. Antonio”, cioè l’erpes zoster. Si manifesta con nevralgie e neuropatia, ma anche con un insopportabile bruciore interiore. La gastronomia – in particolare sanseverinese – del 17 gennaio offre ricchissimi spunti. Si mangia, soprattutto, carne. Particolarmente quella del maiale. Animale a lui dedicato e col quale è raffigurato, nelle immagini correlate a questo religioso. Del porco non si butta(va) via nulla; l’ammazzare il maiale – nelle società contadine del passato – è un vero e proprio rito di passaggio. Che coinvolge(va) grandi e piccini, ciascuno a modo suo e col proprio contributo – significativo o meno. In Napoletano, colui che ammazzava il porco era detto “sanapurciello”. E – come detto sopra – ogni parte del maiale veniva conservata e, infine, consumata. Anche il fegato, anche il sangue – quest’ultimo al centro delle tavole sanseverinesi e salernitane, nella variante detta “sanguinaccio”. La cui ricetta originale prevede cacao amaro, pere secche (come per i calzoncelli di castagnaccio, oltre al caffè), canditi, sambuca e tanto zucchero. Per quanto concerne i cibi salati, il piatto principe della tradizione gastronomica partenopea e – conseguentemente – sanseverinese è il soffritto. A base di interiora di maiale (polmoni, cuore, reni o rognoni) – tagliate sottilissime e “condite” con concentrato di pomodoro; peperoni; foglie di lauro od alloro; peperoncino. Un sughetto piccante, da far bollire (“pippiare”) a lungo. Veniamo, adesso, ai principali appuntamenti in onore di S. Antonio abate a Mercato San Severino. Prendiamo, ad esempio, la realtà di Acigliano e/o di Pandola – le frazioni del “mitico” Ciuccio di Fuoco (ecco, appunto, l’elemento del fuoco che ritorna – ciclicamente). Qui, le associazioni del comprensorio – in particolare l’associazione giovanile “S. Anna” e/o il sodalizio “Beata Vergine Maria assunta in Cielo” – organizzano, per mercoledì 17 gennaio, la santa Messa delle ore 18.30. Presso la chiesa di S. Magno (Acigliano). A seguire, in piazza, il tradizionale falò. Per una serata all’insegna della tradizione (appunto) e dello stare insieme – assicurano gli organizzatori – con animazione; spettacolo dei mangiafuoco; buon cibo; divertimento. Ci spostiamo – idealmente – nell’altra frazione Acquarola (dove sembra sia nato il papa Urbano VI, al secolo: Bartolomeo Prignano). Ad Acquarola – in via largo Cristone – l’appuntamento è per venerdì 26 gennaio prossimo. Alle 19.30. Per la prima edizione dell’evento “O fuoc ra tammorra”. Start alle 19.30, con il gruppo folkloristico “Kalimma”. Una band locale, che porta in giro per l’Italia i canti e i balli popolari del territorio campano. Subito dopo, ecco il “Fucarone”. Per l’aspetto legato all’alimentazione, gli organizzatori propongono leccornie come caciocavallo impiccato; pane “mollo” con soppressata; caldarroste. Tutto innaffiato dall’immancabile bicchiere di vino – rigorosamente rosso. A creare tale happening, l’associazione “Marcellino junior” – in collaborazione con “Aqb events”. Il 17 e 20 gennaio, dopo le celebrazioni eucaristiche delle 18, è festa ed è S. Antonio anche per l’unità pastorale di Spiano; Monticelli e Corticelle – altre popolose località di Mercato San Severino. Anche in tal caso, ci sarà un bel falò purificatore – con la benedizione degli animali da compagnia. Mercoledì 17 a Corticelle e sabato 20 in quel di Spiano. Chi parteciperà, potrà portare broccoli già pronti – quale specialità del comprensorio. Oppure potrà assaggiare altri piatti tipici. Ma sono preferibili broccoli e salsicce. Volendo, si può effettuare un’offerta a piacere – destinata all’acquisto di pane ed altre leccornie. Infine, ricordiamo – tra i momenti più suggestivi delle celebrazioni per S. Antonio – il “Fuocarotto” della frazione S. Angelo. Dove l’oratorio “San Domenico Savio”; l’Asd “Sant’Angelo” e l’associazione “Agosto a S. Angelo” propongono, mercoledì 17, questa kermesse del fuoco. Il tutto, nell’area parcheggio del centro sportivo “Roberto Sellitto” – in via Torrione, civico 22. Si degusteranno: panino e soffritto; panino con salsicce e patatine; vino novello. Insomma, un vero e proprio percorso addentro le antiche ritualità popolane. Concludiamo tale “carrellata”, con la descrizione di altri prodotti gastronomici di S. Antonio – molto “gettonati” a San Severino: la “tiella sanseverinese”, le “frionzole”, gli scaldatelli o “scauratielli”. Benvenuti nella città del gusto e delle tradizioni!

ANNA MARIA NOIA

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